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mercoledì 21 gennaio 2009

* S.O.S. Pelagie... isole dimenticate


La bellissima isola di Lampedusa è da anni sui giornali, ma solo per le cronache sugli sbarchi clandestini, non per le sue bellezze, men che meno per i problemi che affliggono i suoi abitanti, abbandonati dallo Stato e del tutto inascoltati nelle loro legittime richieste.
Parla della sua isola bistrattata Giovanna, nel suo blog, da cui fa un appello per richiamare l'attenzione su fatti concreti, ma di cui non si parla, di cui anche la stampa si disinteressa, nonostante le numerose proteste degli isolani. Riporto alcune sue parole:

"Da una settimana i nostri bambini non vanno a scuola. La pioggia ha danneggiato i tetti degli edifici scolastici e non ci sono altri locali disponibili. Ogni mattina per tutta la settimana, in centinaia, ci siamo recati in piazza, genitori e bambini, chiedendo, attraverso i giornali l'attenzione del governo ma nessuno ha dedicato una sola riga a questo nostro problema.

Nessuno sa che a Lampedusa la sanità è una cosa solo per chi se lo può permettere. Se ti fratturi un braccio e parti con l'aereo di soccorso per fartelo ingessare negli ospedali di Palermo, se vuoi tornare a casa non appena finita l'urgenza, devi pagarti il biglietto dell'aereo.

Nessuno sa che a Lampedusa benzina e gasolio (anche quello delle barche dei pescatori) sono i più cari d'Italia.

Nessuno sa che a Lampedusa non c'è una biblioteca e le strutture scolastiche sono fatiscenti.

Nessuno sa che la gente di Lampedusa non riesce più ad affrontare le difficoltà in cui si trova."

Stanca dell'indifferenza che la circonda la gente di Lampedusa e Linosa ha costituito recentemente un'Associazione: SOS Isole Pelagie.
Al momento, quello che noi possiamo fare è diffonderne il link, perché finalmente se ne parli, perché almeno il diritto ad essere ascoltati e la libertà di manifestazione e di espressione siano rispettati.

martedì 13 gennaio 2009

* Occhiali impossibili da dimenticare!

Latitanza terminata!
i motivi che l'hanno determinata sono due, uno è superato, diciamo che si trattava di un problema "tecnico-fisico" (so di essere criptica, ma è voluto, capirete se avrete la bontà di continuare a seguirci), l'altro è che in inverno non ci capita di navigare e per fortuna ultimamente (facendo corna, tié) non abbiamo passato guai, dunque da raccontare c'è davvero poco, le cose che leggo in giro purtroppo mi fanno intristire, indignare, arrabbiare, e mi sono un po' stufata di scrivere post di denuncia della stupidità umana... invece qualche giorno fa, finalmente, ho letto di un uomo che ha fatto una cosa grande, grandissima: si chiama Joshua Silver, ed è un ottico britannico che ridà la vista ai poveri!
La sua storia comincia il 23 marzo 1985. Silver, era allora un semplice docente universitario e si chiedeva se fosse possible costruire lenti in grado di adattarsi senza l’aiuto di un ottico o di macchinari costosi, occhiali che chiunque potesse "tarare" da sé, regolandoli sulle necessità dei propri occhi. Costruì lenti di plastica, nelle quali pose una sacca con del liquido. Sulla montatura mise due piccole siringhe piene di quel liquido. Per adattare le lenti ai propri bisogni basta aggiungere liquido finché non si vede chiaramente. Poi si staccano le siringhe, si sigilla la montatura con un tappo, e gli occhiali sono pronti!
Da allora il dottor Silver, oggi 62enne ex docente di Ottica all’università di Oxford, ha distribuito 30mila dei suoi occhiali in 15 Paesi del mondo. Ma i suoi piani sono molto più ambiziosi: far tornare a vedere un milione di indiani entro la fine dell’anno. E un miliardo di poveri entro la fine del prossimo decennio.

immagine da www.core77.com

Per noi occidentali andare dall'oculista o dall'ottico a misurare la vista ed avere un paio di occhiali che aiutino a correggerne i difetti è una cosa, costosa, ma scontata, nell’Africa Sub-Sahariana invece c’è un ottico ogni milione di abitanti, e anche se ce ne fossero di più, nessuno potrebbe permettersi gli occhiali che vengono prodotti normalmente, e questo influenza l’educazione, l’economia, la qualità della vita. Senza occhiali, gli studenti non possono vedere bene la lavagna, i pescatori non possono ripararsi le reti, i sarti non possono svolgere la loro professione e chi più ne ha più ne metta.
Gli occhiali di Silver sono risolutivi perché chiunque può "regolarli" da sé, e perché costano pochissimo. Al momento il costo per un paio è 19 dollari, ma l'obiettivo primario è di arrivare a 1 dollaro al paio, se si vuole distribuirli a miliardi di persone, anche un dollaro a occhiale è troppo.
Ovviamente questo bellissimo progetto non è in grado di risolvere tutti i problemi legati alla vista, non funzionano contro l’astigmatismo, e non possono sostituire un ottico nella diagnosi di glaucoma o altre malattie.
Non saranno bellissimi da vedere questi occhiali autoregolabili, ma quanto potrà mai interessare ad un uomo dell'Angola il design di uno strumento che gli permette di camminare sorridendo perché può rivedere il suo villaggio... e non lo faceva da quando era bambino?

Qui c'è il video del Dottor Silver che illustra la sua invenzione

fonte Davide Casati Il Corriere della Sera on line 10 gennaio 2009